PIZZO!!! (2907M)
Siamo ormai agli sgoccioli di agosto, ma con luca ci prepariamo ad un'avventura sulle montagne del masino remote.
Dopo aver salito il badile ad inizio mese, scegliamo un giro di scoperta su creste che sono ben poco (tanto ben poco) frequentate.
Arrivo a S.martino valmasino a mezzogiorno, dove mangio due bocconi in piazza e dove incontro Andrea Bottani, alpinista ed esploratore del masino che mi porta un regalo da parte di Giacomo Rovida anch'esso amante delle "montagne proletarie" come le definisce lui, (tra l'altro è il titolo del suo nuovo libro) che parla di traversate in cresta sulle montagne più selvagge della zona e non, (compratelo!).
Con luca invece, ci incontriamo a casa sua, dove armati con guida bonacossa (pioniere, alpinista 1885-1975) anni '30, studiamo l'itinerario per il giorno seguente.
Nello zaino, oltre alla normale attrezzatura, abbiamo i chiodi e il martello.
Partiamo verso il rifugio omio verso il tardo pomeriggio, salita che inizia con il ripido bosco, interrotto brevemente da un piccolo altopiano, denominato "pian del fang" da dove si possono osservare tutte le vette limitrofi e non solo.
Successivamente il sentiero continua nel bosco e man mano che si sale, cambia anche la vegetazione.
Ancora un paio di tornanti e ci siamo, fuori dal bosco, qui cambia anche la temperatura (fortunatamente), lasciamo la caldazza del fondovalle e veniamo accolti dall'aria frizzantina della valle e da qui ammiriamo non solo il rifugio, ma soprattutto, tutta la costiera boris-barbacan e la grossa sfinge, non dimentichiamoci però di non menzionare il mio settore preferito, quello dei calvi (cime).
Passiamo sotto il grosso "camer" "grosso masso erratico, sotto il quale si trova riparo".
Dopo non molto tempo giungiamo al rifugio, bella capanna, gestita da ottimi rifugisti che preparano tutte le pietanze "in casa".
Ci sistemiamo nelle camere, la nostra "punta milano" e lasciamo giù tutto il materiale.
ci rilassiamo un pochino prima di cenare.
Il panorama da qui è molto bello, vedo anche cime già salite negli anni passati, rivivo quindi vecchi ricordi di giornate passate a salire e scendere da queste affilate guglie che disegnano il panorama e osservo anche progetti futuri, come ad esempio la selvaggia cresta che s'innalza dal cavalcorto e che termina sull'affilato pizzo del ferro occidentale, inoltre anche luca mi racconta di vie aperte da lui stesso in queste zone, i suoi racconti sono molto affascinanti per chi come me è appassionato a questo genere di montagna.
Giunge però l'ora di cena, il menù è composto da: risotto ai porcini, brasato con polenta taragna e come dessert una buonissima crema alle nocciole, tutto molto buono, la serata scorre via velocemente fra i racconti di Mario e di Luca e anche con una bella chiacchierata con i gestori del rifugio.
Ci rititiriamo nelle nostre camere che ormai è buio, non prima però di aver scattato una bella foto alla luna piena.
Alle 5.45 suona la sveglia, mi sveglio subito e con luca scendiamo a fare colazione. pane, burro e del the caldo, ci danno le energie per affrontare il ripido sentiero.
il sole non è ancora sorto totalmente ma noi iniziamo ad avanzare, anche perché non sappiamo perfettamente a cosa andremo incontro(più o meno).
Mentre il rifugio inizia ad essere poco poco distante il sole, inizia ad illuminare tutte le guglie e le pareti, posso assicurare che questo è uno spettacolo per gli occhi e soprattutto per la mente.
dopo aver superato rampe di pascoli ci immergiamo in una distesa di pietraia, attraversata talvolta da qualche ruscelletto proveniente dai nevai soprastanti, questo è un bene, così possiamo idratarci e riempire le borracce.
dopo aver superato la pietraia e una placca di granito compatta e dopo 2 ore di cammino, giungiamo sotto alla vedretta.
Qui, sembra già di stare in un'altra dimensione, siamo soli.
Facciamo un breve break, ci leghiamo e partiamo.. saliamo per cenge e diedrini, fin da subito la roccia si presenta friabile, capiamo già tante cose, dopodiché attraversiamo un canale detritico (distacco di una frana) e pieghiamo verso dx dove il canale diventa un camino.
Saliamo il camino, da dove scende di tutto e di più, sassolini, sassetti e ghiaia....mentre salgo mi aggrappo ad un grosso spuntone che mi rimane in mano.
Terminato il camino procediamo con un traverso a sx e proseguiamo sul filo di cresta, ad un certo punto: luca urla: "PIZZOOO!, e così pizzo fù.
Grande gioia per entrambi, da quassù il panormama è spaziale, si vede tutto, anche il lago di como con colico e la val chiavenna!..
Dalla cima ci spostiamo verso il filo di cresta che diventa subito affilatissimo ma il nostro percorso viene interrotto da un brusco salto verticale, molto difficile rimanere sul filo, quindi optiamo per una calata....il problema che tutti gli spuntoni circostanti, anche quelli di grosse dimensioni, sono tutti mobili e marci.
Passiamo quindi parecchio tempo a trovare uno spuntone buono per effettuare la doppia e per aggirare questo salto che sarebbe stato difficile da disarrampicare, dopo vari test alla fine troviamo una lama incastrata che sfruttiamo come clessidra, ci si fa passare la corda dentro e si effettua la calata.
ci caliamo e proseguiamo quindi in cresta, dove però non troviamo ancora nulla di buono per effettuare un'altra calata, disarrampichiamo un pochino nella parete, stando attenti a dove mettiamo i piedi e dopo non poco tempo, luca scruta un buon dente che può fare al caso nostro, spicca bene fra i licheni e le rocce.
con una fettuccia ci caliamo ancora in parete e giungiamo quasi a terra...manca l'ultima...stesso problema delle altre, ovvero mancanza di punti resistenti da cui calarsi, frana tutto qui, anche l'ambiente ce lo fa intendere con grossi massi staccati di recente dalla parete che si sono aggregati agli altri massi della pietraia basale.
Anche qui però dopo un pò una lama con una piccola crepa consente di piazzare un'altra fettuccia( anelli di tessuto sintetico) e di effettuare l'ultima doppia che ci deposita dopo un pò di tempo sulla "terra ferma".
da qui traversiamo tutta la parete da sotto e con un breve tratto di catene, arriviamo al passo, dove svalichiamo nella valle del rifugio omio e scendiamo rapidi fra grossi massi instabili e nevai (molto utili, ci hanno reso la discesa più veloce e divertente!) , dopo le varie pietraie, incrociamo un gregge di pecore e successivamente torniamo al rifugio, dove facciamo una sosta per poi tornare giù ! termina così la nostra piccola-grande avventura!
grazie luca (rampikino) e tutto il rifugio omio!
al passo
pian del fang
camer
costruzione sotto il camer
nel tratto fuori dal bosco
omio e luca
sala rifugio
la luna piena, illumina bene
alba, sole spunta dal disgrazia
alba
man mano che si sale finiscono i pascoli
nevaio
pietraia
cenge
placche
sugli spigoletti
in cima!
in cima!
cresta
calate
calate
calate
calate
nevaio e nebbia
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